
Carlo Villa nasce a Cinisello il 23 aprile 1901.
Lavora prima come meccanico alla Breda e poi come magazziniere ma, essendosi rifiutato di iscriversi al Partito Nazionale Fascista, viene licenziato e per mantenere la famiglia è costretto a vendere biancheria come ambulante. È curioso e ricco di interessi e perciò cerca di approfondire le sue conoscenze attraverso la lettura, mentre mantiene fermo il suo rifiuto della dittatura, nonostante i rischi che tale scelta comporta.
A Cinisello Balsamo il fascismo trova ancora molti oppositori, anche se la loro attività deve svolgersi nell’ombra, per il continuo controllo che l’OVRA, la polizia segreta, esercita sui cittadini. Luogo degli incontri è la bottega del ciabattino Luigi Pacchetti, detto Ginett, alla curt del popul (dove sorgeva la Cooperativa La Previdente, ora sede della Coop Lombardia in via Garibaldi).
In quegli anni si verificano i primi arresti tra gli abitanti: in particolare nel 1931 vengono incarcerati e condannati Carlo Meani ed Egidio Pacchetti, mentre Pietro Vergani, che svolge un ruolo di collegamento tra il “gruppo del Carducci” di Sesto San Giovanni e la cellula comunista di Cinisello Balsamo, riesce a fuggire all’estero, quando i componenti del gruppo sestese vengono catturati. Lo stesso Vergani verrà poi arrestato, dopo il suo rientro clandestino in Italia nel 1933 e condannato a 18 anni nell’aprile 1934.
Il pericolo è dunque assai concreto, ma Carlo Villa, che nel frattempo si è sposato con Rosa Magni ed è diventato padre della piccola Tiziana, rimane fedele alle sue convinzioni e continua ad incontrarsi, in cascinotti sparsi per la campagna, con gli altri antifascisti locali: si propongono di organizzare attività di propaganda soprattutto nelle fabbriche e di infiltrarsi all’interno delle organizzazioni fasciste.
Tuttavia l’Ovra nel settembre 1934 procede all’arresto di Ettore Borghi, inviato nella fascia industriale milanese per riorganizzare la federazione giovanile comunista. Da lui risale a Carlo Tabini, e quindi a Luigi Pacchetti. Martedì 30 ottobre 1934, vengono arrestati Luigi Pacchetti, Giuseppe Trezzi e lo stesso Carlo Villa, che viene condotto a Milano nel carcere di San Fedele e poi di San Vittore. In seguito verranno fermati anche Achille Rossetti, Ambrogio Sironi e Natale Sala.
Tutti subiscono non solo lunghi interrogatori, ma anche violenze e torture per estorcere informazioni sull’organizzazione clandestina. Tale trattamento risulta particolarmente devastante per Carlo Villa che, viene ricoverato in infermeria dove gli viene diagnosticato un trauma cranico. Il 17 novembre 1934, diciotto giorni dopo il suo arresto, Carlo Villa muore. Alla moglie viene detto che si è suicidato (fatto smentito dai suoi compagni di prigionia) e, per evitare manifestazioni di protesta durante il funerale, la salma viene tumulata al cimitero di Musocco.
Gli altri antifascisti arrestati con lui, sconvolti per la morte del loro compagno, ammettono la propria appartenenza all’organizzazione clandestina, che aveva iniziato a operare già dall’estate del 1932, e vengono condannati tutti a numerosi anni di carcere.
Solo nel 1960 la Presidenza del Consiglio dei Ministri riconosce ufficialmente che “il decesso […] è avvenuto nel carcere di S. Vittore in Milano, Piazza Filangeri, mentre il Villa Carlo era detenuto per cause politiche e la morte avvenne a seguito di frattura del cranio, a seguito di percosse e sevizie sofferte” e concede alla vedova il diritto all’assegno vitalizio di benemerenza.
Dopo la Liberazione gli viene intitolata una via (in precedenza dedicata al fascista Andrea Furia, caduto in Etiopia) e negli anni ‘60 una scuola elementare. Sulla sua drammatica vicenda l’Amministrazione comunale produce il documentario: Carlo Villa – Una vita per la libertà.

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