Partigiani

La Resistenza e i partigiani

L’antifascismo a Cinisello Balsamo era rimasto attivo durante i decenni della dittatura anche se lo spazio di azione era assai ridotto per la sorveglianza continua della polizia segreta dell’OVRA, che aveva potuto procedere all’arresto di molti oppositori, grazie anche alle informazioni di agenti infiltrati e delatori.
Questo movimento di contrasto prima al fascismo e, dal 1940, alla guerra voluta dal Duce aveva avuto già le prime importanti avvisaglie con gli scioperi del marzo 1943 e con le manifestazioni che avevano accompagnato la caduta di Mussolini dopo il 25 luglio. Esso acquisisce maggior vigore dopo l’Armistizio (8-9-1943) e soprattutto con l’occupazione tedesca, anche se inizialmente le forze in campo sono esigue e possono contare solo sui vecchi antifascisti temprati dal carcere e dal confino e su quei giovani che, spinti da un impeto di ribellione alla dittatura e all’invasore germanico oltre che dalla volontà di non combattere per la Repubblica Sociale Italiana asservita ai nazisti, decidono di rischiare tutto, anche la vita, per far nascere una società più libera e giusta.

È tra di questi giovani che troviamo i nostri caduti. Perdono la vita subito, già nel mese di settembre 1943, Luigi Pecchenini ed Oreste Terenghi, due militari fatti prigionieri e fucilati dai nazisti.

Gli altri giovani, poco più che ragazzi (nessuno di loro aveva compiuto 20 anni), si uniscono alle formazioni partigiane che si stanno creando soprattutto in montagna e muoiono nel corso di combattimenti o fucilati sul Monte San Martino (Valentino Colombo e Franco Ghezzi il 15 novembre 1943), in Valsesia (Pietro Meroni l’11 aprile 1944), in Valgrande (Giovanni Marafante il 17 giugno 1944), in Valsassina (Fernando Sala l’8 novembre 1944), a Oneglia (Adler Brancaleoni il 15 febbraio 1945). Insieme a loro erano partiti per la montagna altri nostri concittadini, tra cui Eugenio Tagliabue “Tom”, Antonio Longo “Mario”, Stefano Ferrandi “Pino”, Bruno Giuliani, Mario Sala, Antonio Gambero, Giuseppe Marafante, Mario Mandelli, Cesare Caimi. Dal settembre 1943 anche a Cinisello Balsamo si cerca di dar vita ad una struttura organizzativa che stabilisca un collegamento tra i combattenti in montagna e gli antifascisti nelle fabbriche e sul territorio. I suoi membri vengono impegnati come informatori, staffette, addetti al reclutamento e alla raccolta di fondi, viveri e armi. Tra la fine del ‘43 e i primi mesi del ‘44 i comunisti Luigi Pacchetti “Ginett” e Alessandro Bonfanti, legati a Pietro Vergani e alla Previdente, costituiscono il Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.) insieme ai popolari Gianni Tagliabue e Paolo Brigatti che operano con don Battista Testa (che mantiene i contatti con i servizi segreti britannici e organizza gli oppositori cattolici che daranno vita alle Brigate del popolo), al socialista Angelo Riva e all’azionista Giovanni Zuzzi.

Al suo interno svolgerà un ruolo di primo piano Pietro Vergani, comunista, che ha trascorso circa otto anni in carcere e al confino, dimostrando di avere capacità organizzative e di comando e che diverrà ispettore delle Brigate Garibaldi e in seguito vicecomandante generale del C.V.L. (Corpo Volontari della Libertà) e comandante del C.V.L. Regionale, con il nome di battaglia Fabio.

Il grande sciopero del marzo 1944 (che vedrà purtroppo molti nostri concittadini deportati) chiude una fase “attendista” e apre una stagione di riorganizzazione della lotta che porta alla costituzione delle Sap (Squadre d’Azione Patriottica), strutture che accolgono persone di ogni estrazione politica (al contrario dei Gap, Gruppi di Azione Patriottica, che operano in clandestinità e sono formati da comunisti). Esse non si limitano alla difesa degli impianti, all’organizzazione degli scioperi, alla propaganda con scritte e manifestini, all’opera di collegamento con le brigate combattenti attuata dalle staffette (nella quale sul nostro territorio si distinguono particolarmente due donne, Dina Cereda “Angela” e Rachele Sala “Lina”). Gli aderenti alle Sap effettuano anche azioni di disarmo di militi e carabinieri, di sabotaggio della produzione, di interruzione delle vie comunicazione, di attacco a pattuglie nazifasciste. A fine luglio si possono già contare decine di squadre, ognuna formata da 5-6 aderenti, nelle industrie sestesi a cui si accompagna la nascita di strutture territoriali.
Nel settembre 1944 si costituisce a Cinisello Balsamo un distaccamento della 119a Brigata Garibaldi Sap Quintino di Vona che opera nella Bassa Brianza sotto la guida di Alfredo Cortiana “Enzo” che si incontra con Antonio Longo “Mario” che è appena tornato in paese con altri componenti della 55a Brigata Garibaldi d’Assalto Rosselli (Marco Sala, Stefano Ferrandi, Bruno Giuliani e Carlo Lavizzari) dopo un rastrellamento nelle montagne del lecchese. Il comando del distaccamento è affidato allo stesso Antonio Longo, affiancato dai commissari politici Carlo Meani “Geo” e Umberto Ratti “Ratt”. Esso stabilisce la sua sede presso la trattoria Beccalli in via Garibaldi e può contare inizialmente su una quindicina di aderenti, tra cui vecchi antifascisti come Vittorio Viani, Luigi Pacchetti “Ginett”, Carlo Tabini, Oreste Figini oltre a un crescente numero di giovani come Carlo Villa, Cesare Tremolada, Angelo Magni “Angelo”, Giovanni Morandi e tre cattolici balsamesi, Gianfranco Mangiagalli “Arturo”, Martino Ghioni e Angelo Perego “Riccardo” (saranno circa una quarantina al termine della guerra). Va ricordato che molti concittadini facevano già parte di altre Brigate Garibaldi Sap di fabbrica o di zona (la 104a Gianni Citterio in cui opera Gaetano Latino “Mirco”, la 108a Daniele Martelosio, la 128a Angelo Esposti, la 184a Luciano Migliorini, la 185a Pietro Arienti ecc.). Il distaccamento di Cinisello Balsamo durante l’inverno riesce a mettere a segno alcune azioni di disarmo presso caserme o nei confronti di militi, accanto alla tradizionale attività di propaganda con scritte e lanci di manifestini. In questo periodo non cessa però la caccia all’uomo attuata dai nazifascisti che porta nel gennaio 1945 all’arresto di Domenico Pessina, Alessandro Bonfanti e di Luigi Pacchetti “Ginett”, che vengono sottoposti a crudeli torture per farli parlare, ma senza esito. Ma ormai la dittatura e l’occupazione si stanno avviando alla conclusione e giunge finalmente il 25 aprile che inizia con l’insurrezione nelle fabbriche del nord Milano e a Cinisello Balsamo vede due momenti di tensione: una sparatoria tra sappisti riuniti presso la trattoria Beccalli e soldati repubblichini che provoca alcuni feriti e l’uccisione di due militari tedeschi che non si fermano all’alt da parte dei partigiani. Nel frattempo viene occupato il palazzo comunale e vi si insediano i membri del C.L.N. locale, mentre il distaccamento della 119a si stanzia presso la scuola elementare Cadorna. Il giorno seguente si arrendono gli ufficiali e i soldati repubblichini presenti sul nostro territorio.
Il 27 aprile 1945 si costituisce la prima Giunta comunale provvisoria con Carlo Meani sindaco, di cui fanno parte tutti i rappresentanti delle forze antifasciste: essa avrà il difficile compito di provvedere alla ricostruzione democratica della nostra città.

La liberazione di Cinisello Balsamo

Conferimento diplomi – 70° della Liberazione

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