
Francesco Nezosi, nato nel 1930, antifascista, ci ha lasciato il 20 Marzo 2020.
Nei suoi racconti rievocava spesso la gioventù trascorsa a Fonteno, in Val Cavallina, tra le colline bergamasche. Ricordava soprattutto il periodo di occupazione da parte di truppe tedesche e collaborazionisti fascisti, che avevano effettuato un pesante rastrellamento il 31 agosto del 1944.

Quando Franco si recava nelle scuole come testimone dell’ANPI di Cinisello Balsamo, raccontava sempre con passione la sua adolescenza come staffetta dei partigiani.
Il fratello era componente della formazione di Giustizia e Libertà “Francesco Nullo” che operava sulle montagne, Franco collaborava come poteva un ragazzo di 14 anni.
Quello che raccontava con maggiore emozione, durante le sue testimonianze nelle scuole, era l’uccisione del suo amico e compagno di giochi Pierino Pedretti poco più grande di lui, che aveva visto morire barbaramente.
A Cinisello Balsamo era arrivato nel 1960, dopo un periodo di lavoro in Svizzera. Da Bergamo, dove era iscritto, era stato indicato alla nostra sezione ANPI come un valido attivista e subito si era reso disponibile a collaborare per incrementarne le attività .
Nel 2012 era ritornato a Fonteno, ma aveva continuato ad organizzare eventi e nel 2016, in occasione della commemorazione della battaglia di Fonteno, aveva promosso un gemellaggio della nostra sezione con quella della Val Caleppio e val Cavallina.
Caro Francesco, ti ringraziamo per il tuo instancabile impegno nell’affermare i principi della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza. Stai certo che non ti dimenticheremo e, appena questo periodo di emergenza sanitaria sarà finito, verremo tutti lì, tra le tue montagne, a portarti un “…bel fior”.

“La battaglia di Fonteno del 31 Agosto 1944 fu un azione di risposta al rastrellamento nazifascista, operato per liberare due ufficiali tedeschi e il loro interprete che erano stati catturati tre giorni prima.
Prima dell’alba un pattuglia tedesca guidata da Fritz Langer, comandante delle SS di stanza a Bergamo, circondò il paese di Fonteno e raggruppò in piazza trenta abitanti, insieme al parroco, minacciandone la fucilazione qualora i tre prigionieri non fossero stati rilasciati entro le ore 15. Intanto veniva ucciso sui Colli di San Fermo, in circostanze confuse, il contadino Angelo Vicini. Nel frattempo una compagnia fascista, la OP Macerata, partita da Monasterolo del Castello, era salita ai colli per compiere da sud un rastrellamento dei partigiani.
Benché accerchiati, i partigiani effettuarono un azione fulminea e certamente inattesa su Fonteno. Circa metà della brigata scese rapidamente verso il paese, riuscì a rendere inoffensive le sentinelle tedesche intorno all’abitato e a sua volta occupò il paese, riuscendo a capovolgere la situazione. I tedeschi furono fatti prigionieri e gli abitanti liberati. L’altra metà della brigata, appostata sulla cresta che collega il Monte Torezzo al Monte Sicolo, riuscì a contrastare l’attacco e a respingere le truppe fasciste. Data la situazione, Langer concordò con i partigiani il ritiro dei tedeschi da Fonteno e delle truppe fasciste dai Colli di San Fermo, a patto che il paese non subisse in seguito alcuna ritorsione.
Nonostante la promessa dell’ufficiale tedesco, Fonteno venne sottoposta a vari rastrellamenti, a cominciare da quello del 7 settembre, durante il quale il diciannovenne Pierino Pedretti, un amico dei partigiani, fu ferito a morte. Obbligato a camminare da solo dalla sua casa fino al piazzale, fu poi caricato su una macchina, condotto al vecchio cimitero, finito con una scarica e gettato nel prato sottostante.”

Vedi la cerimonia ufficiale del Gemellaggio tra le sezioni ANPI Valle Calepio-Valle Cavallina e Cinisello Balsamo
