COMUNICATO N. 3 del 8 novembre 2019
IL NOSTALGICO PERCORSO STORICO DEL SINDACO GHILARDI
Dopo l’adesione al convegno di CasaPound a Monza, ora anche la rivalutazione dei fascisti di ieri?
In occasione della commemorazione dell’unificazione dei due comuni; Balsamo e Cinisello, alla quale ha dato il via da quest’anno, il sindaco afferma: “In questi 91 anni, il nostro comune ha visto onorare e continuare l’esempio di illustrissimi personaggi come Confalonieri e Macario (per Cinisello), Martinelli e Monti (per Balsamo). Figure storiche che hanno passato il testimone alla nuova generazione di cittadini di Cinisello Balsamo”.
Commemorare un personaggio prepotente e arrogante come il podestà fascista Alberto Innocente Monti, odiato dalla popolazione e inviso persino ai suoi stessi camerati è inaccettabile. Ed è oltremodo inaccettabile accostarlo ad altre figure storiche della nostra città, come Natale Confalonieri, persona retta, operosa e generosa che donò alla città il Palazzo comunale e che contribuì a far nascere la prima scuola elementare di Cinisello, e Carlo Martinelli, grande benefattore per i balsamesi.
Sarebbe bastato che il sindaco Ghilardi si fosse rivolto allo storico locale Ezio Meroni, il quale gli avrebbe raccontato chi era Monti. Citiamo infatti dal suo libro: Antifascismo e Resistenza a Cinisello Balsamo.
Per riuscire ad avere un quadro esauriente della difficile condizione politico-amministrativa a Cinisello Balsamo, all’inizio del 1936 la Federazione milanese del PNF in collaborazione con la questura avvia un’approfondita indagine i cui risultati sono contenuti in un rapporto datato 25 marzo 1936, nel quale tra l’altro si afferma: ‘Si sono di recente verificati in Cinisello Balsamo alcuni incidenti che […] rivelano tuttavia una complessa situazione di disagio nella vita pubblica di quel comune […] Si muove infatti appunto al Segretario Politico […] di non aver saputo dare conveniente impulso all’opera di penetrazione per attirare i cittadini nelle organizzazioni del Partito, così che i cittadini stessi si mantengono piuttosto indifferenti verso il regime e partecipano in modo non del tutto soddisfacente a cerimonie e manifestazioni patriottiche. Essi, anziché affluire al Fascio – che conta 450 iscritti su 12.000 abitanti – sono invece in misura notevole iscritti alle Cooperative di Consumo, organismi non ben epurati e diretti dalle stesse persone, di non sicuro lealismo politico, che già ne furono a capo in epoca prefascista.”
Un bilancio indubbiamente deficitario per il fascismo locale a quattordici anni di distanza dalla marcia su Roma che non aveva saputo, o potuto sradicare dall’animo della popolazione quei valori di libertà, di democrazia e di solidarietà sui quali essa aveva fondato tutte le esperienze sociali e politiche precedenti e che continuava caparbiamente a difendere pur nei ristretti ambiti concessi dal regime. […]
In particolare la relazione pone l’accento sul malumore che regna tra la popolazione per i presunti favoritismi compiuti dal podestà Alberto Monti – legato tra l’altro da vincoli di parentela con il segretario politico Casati – che pare non godesse della massima stima tra i cittadini, ma soprattutto essa individua come causa preminente degli incidenti i contrasti esistenti tra lo stesso podestà e il segretario comunale Augusto Pozzoli che erano degenerati in episodi deprecabili: tra i fascisti, il dipendente dell’amministrazione statale era schernito con il nomignolo di ‘Negus di Cinisello’e non erano mancate le provocazioni e le intimidazioni nei suoi confronti per indurlo a lasciare l’incarico e il paese. Davanti alla sua abitazione erano comparsi numerosi manifesti e scritte minacciose – ‘Morte al Negus’ e ‘Abbasso il Negus’– mentre alcune camicie nere, istruite dal Monti, si erano ripetutamente fermate sotto le sue finestre cantando un ritornello assai esplicito: ‘Negus e vedovello / se non vai via da Cinisello / proverai il manganello’ .
Ce n’è quanto basta per far scattare drastici provvedimenti a carico di quelli che sono ritenuti i due maggiori responsabili di questa situazione che, nel volgere di poche settimane, vengono destituiti.”
La città subì il fascismo, le sedi delle cooperative furono devastate, le persone picchiate, punite con l’olio di ricino, molti nostri concittadini furono deportati nei Lager e alcuni vi morirono. Alla caduta del fascismo, i cittadini di Cinisello Balsamo distrussero la lapide dell’unificazione e quella dell’assedio economico, cancellarono dai muri i motti del duce e cambiarono i nomi ad alcune strade, nomi che inneggiavano al fascismo, perché quella triste parentesi non voleva più essere ricordata.
Il nostro Comune, dopo la Liberazione, non ha mai onorato personaggi legati o compromessi con la dittatura fascista. Basta con queste operazioni di revisionismo storico che, rivalutando i fascisti di ieri, puntano a legittimare i neofascisti di oggi: esse offendono la memoria e il sacrificio di tanti concittadini che non stettero a guardare ed ebbero il coraggio di opporsi alla dittatura. Sono costoro, e solo costoro, che lei dovrebbe continuamente ricordare, perché fu anche grazie al loro sacrificio che oggi abbiamo la Costituzione, la democrazia e libere elezioni.