Rachele Sala

Rachele Sala era nata a Cinisello il 16 giugno del 1920, figlia di Maria Redaelli e di Riccardo Sala, che la madre aveva sposato in seconde nozze, ed era sorellastra di Eugenio Tagliabue. Dopo aver frequentato un corso di avviamento aveva iniziato a lavorare nella rivendita di pane di proprietà della famiglia (che in seguito diventerà negozio di frutta e verdura) in piazza Gramsci 6 (allora Vittorio Emanuele), all’angolo con via Roma. Successivamente fu assunta come commessa in un negozio di Sesto San Giovanni.

Poiché il fratello, operaio alla Breda di Sesto San Giovanni e membro della cellula comunista di fabbrica, era in stretto contatto con il gruppo clandestino del P.C.I. (Partito Comunista Italiano) di Cinisello Balsamo, la loro abitazione divenne, anche prima del 25 luglio 1943, uno dei luoghi di riunione clandestina. Dopo l’8 settembre 1943, Eugenio Tagliabue, come altri nostri concittadini, fu tra i primi ad andare in montagna, unendosi alla banda Cavallini, e successivamente divenne comandante in Valsassina con la 55^ Brigata Garibaldi d’Assalto Rosselli e con il nome di battaglia Tom

Con il primo rastrellamento in Valsassina del giugno del ‘44, alcuni partigiani tornarono a Cinisello Balsamo e fu in quel periodo che Rachele Sala iniziò la sua attività come staffetta con il nome di battaglia “Lina” nella 55^ Brigata Garibaldi d’Assalto Rosselli. Operava in città occupandosi dei collegamenti tra le organizzazioni di fabbrica (soprattutto la Breda) e il C.L.N. locale (Comitato di Liberazione Nazionale) da un lato e le Brigate di montagna, alle quali era necessario inviare soldi, cibo e vestiario, dall’altro. Inoltre le venivano presentati coloro che i C.L.N. giudicavano idonei per combattere in montagna, affinché provvedesse a stabilire un contatto con i responsabili delle Brigate Garibaldi.

Il 25 ottobre 1944, il fratello Eugenio, tornato a Cinisello Balsamo per una brevissima visita alla moglie e alla figlia di nove mesi, sfuggì fortuitamente all’arresto, ma i militi della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana) arrestarono al suo posto la moglie Teresa Scalfi e la stessa Rachele. La moglie fu subito rilasciata a seguito di un intervento del podestà Giuseppe Francaviglia.

Rachele venne portata al Comando della G.N.R. di Monza, poi alla Caserma delle Ausiliarie della R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana) di Oggiono, quindi alle caserme fasciste di Barzio, Introbio (dove rimase due giorni) e Brescia. Subì pesanti interrogatori per costringerla a rivelare ciò che sapeva della rete clandestina locale e sestese: il suo silenzio consentì all’intera organizzazione di continuare ad operare senza subire arresti o rastrellamenti.

Venne quindi rinchiusa nel carcere militare di Peschiera del Garda, controllato dalla Wehrmacht. Avrebbero dovuto deportarla nei lager ma, alla fine dell’ultimo inverno, i collegamenti ferroviari con la Germania erano diventati sempre più lenti e difficoltosi e questo le permise di rimanere in Italia fino alla liberazione. Di giorno si recava a lavorare nella ditta Maazer dove si producevano mine anticarro, ma essendo stata ripresa dopo un tentativo di fuga, non venne più fatta uscire dal carcere. Rilasciata il 25 aprile 1945, giunse a Cinisello Balsamo il giorno seguente.

Partecipò alle attività resistenziali con la 119^ Brigata Garibaldi Sap Quintino di Vona fino alla sua smobilitazione, il primo maggio 1945.

Nel dopoguerra divenne protagonista dell’impegno politico e sociale per la ricostruzione democratica della nostra città, per la valorizzazione della lotta antifascista e per l’attuazione della Costituzione Repubblicana.

Svolse attività di prezioso volontariato civile nei confronti delle famiglie dei caduti, dispersi e deportati, contribuendo all’attività di assistenza delle cooperative (tra le quali la neonata Cooperativa del Partigiano che contribuì a fondare) per la distribuzione di generi alimentari e abbigliamento alle famiglie più povere, nonché per il sostegno, l’educazione e l’inserimento al lavoro dei ragazzi orfani di guerra o delle famiglie in forti difficoltà.

Quando nel gennaio del 1946 si tenne il primo congresso cittadino dell’A.N.P.I. Rachele Sala era già tra gli iscritti che rappresentavano la sezione al congresso provinciale.

Venne quindi inserita dalla prima Giunta Comunale dopo la Liberazione, come pubblico amministratore del primo Consiglio di Amministrazione dell’E.C.A. (Ente Comunale di Assistenza) che svolse in quei mesi un ruolo essenziale verso gli strati sociali più poveri.

Rachele nell’E.C.A. rappresentava l’U.D.I. (Unione Donne Italiane) che era nata a Cinisello Balsamo dall’esperienza dei Gruppi di Difesa della Donna già alla fine di giugno del 1945 e che, oltre ad attività di tipo assistenziale, promuoveva attività culturali ed educative a favore delle donne, cercando di dare impulso a una loro partecipazione più attiva alla vita politica e sociale.

In seguitò si impegnò nel campo dei servizi sociali, affinché gli Enti Locali intraprendessero una politica attiva e si occupò in particolare delle strutture ricreative e di protezione dell’infanzia, anche accompagnando i ragazzi alle colonie elioterapiche.

Assunta nel 1947 come operaia alla Pirelli, nel combattivo Reparto 64 (produzione di gomme), operò anche nell’attività sindacale della categoria dei chimici, nella commissione femminile della Camera del Lavoro, affinché si avviasse un miglioramento delle condizioni normative e salariali delle donne, con la conquista della parità della retribuzione.

Nonostante la sua puntualità e irreprensibilità nell’assolvimento delle mansioni all’interno della fabbrica, in seguito alla sua generosa attività sindacale e politica nelle file della C.G.I.L. e nella sezione del P.C.I. di fabbrica, nel 1951 Rachele, in uno dei periodi di più aspro conflitto sociale, venne, come altri lavoratori politicizzati, licenziata “per rappresaglia sindacale e politica”.

Negli anni seguenti, come dipendente del Comune di Cinisello Balsamo, lavorò instancabilmente, prima nelle scuole e poi presso la Scuola Civica di Musica.

Anche dopo il pensionamento Rachele non smise mai di essere parte attiva della vita politica e sociale della sua città, costituendo una presenza costante in tutte quelle occasioni in cui veniva ribadito e riaffermato il lascito della Resistenza e il valore della nostra Costituzione repubblicana.

Rachele Sala ci ha lasciati giovedì 29 gennaio 2009 di mattina, davanti all’entrata della sua abitazione in piazza Gramsci, piazza dove era cresciuta e aveva sempre vissuto per 88 anni.

La nostra sezione, di cui per anni è stata vicepresidente, conserva vivo il ricordo di Rachele, così vitale e instancabile fino alla fine, che ha lasciato a noi tutti un esempio di coerenza e fedeltà agli ideali di giustizia sociale su cui ha improntato tuttta la sua esistenza.

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