16. Il dramma dei migranti

Stiamo attraversando la più drammatica crisi migratoria in Occidente dalla Seconda Guerra Mondiale. Se allarghiamo lo sguardo al mondo constatiamo che cresce l’universo degli uomini che vivono in un paese diverso da quello di nascita. Nel 2013 se ne contavano 232 milioni. Anno nel quale i migranti rappresentavano il 3,2%della popolazione mondiale. Si espande, inoltre, il numero di coloro che sono stati costretti a fuggire dalla terra d’origine in cerca di salvezza altrove. I profughi erano quasi 60 milioni nel 2014, in teoria la ventiquattresima nazione al mondo. A ricevere la massa dei rifugiati sono soprattutto i paesi in via di sviluppo. Il principale paese di ricezione delle persone in fuga dalla guerra e dall’oppressione è la Turchia , seguita da Pakistan, Libano, Iran, Etiopia e Giordania. L’invasione dei migranti è anzitutto un dramma interno al Sud del mondo, nel quale si concentrano miseria, conflitti armati, traffici clandestini, epidemie e carestie.
Il nostro continente si è trasformato nel giro di un secolo da soggetto colonizzatore in obiettivo privilegiato di rilevanti quote dei suoi ex colonizzati.
In particolare dal 1990, discrimine tra l’ordine della guerra fredda e il non troppo creativo disordine seguente, lo stock migratorio è cresciuto della metà. Quota certamente accettabile altrove, dove la mobilità è un valore, meno nella pancia ricca del vecchio Continente, dove si onora la stanzialità e, i pregiudizi razzisti, radicati nella storia, sono acutizzati ad ogni emergenza. Specie se lo straniero è musulmano o comunque proveniente da culture che vengono associate all’alterità.
Quando Angela Merkel stabilisce che la questione migratoria è la sfida più grande dell’Unione Europea, va presa sul serio. Ma seria non è la risposta europea. Di fronte alla crisi migratoria, ognuno difende il suo particulare. I ventotto paesi dell’Unione Europea rinnegano gli ideali umanitari contenuti nelle convenzioni internazionali, nelle costituzioni e nelle leggi che li declinano. Non può esistere un’Europa Unita senza i suoi principi e valori fondanti, come l’umanesimo, la solidarietà, l’accoglienza. L’Europa deve passare a un impegno vincolante per tutti, orientato alla ripartizione obbligatoria della responsabilità dei flussi, in proporzione alle rispettive capacità. Senza solidarietà sarà la fine per l’Unione Europea che deve accogliere non soltanto chi fugge dalla guerra, ma dalla fame e dalla miseria.