1. Il valore della pace

La guerra è – di per sé – il contrario dei diritti umani, perché ogni guerra, necessariamente, li calpesta, li mette in discussione e non di rado li annulla. Ma i diritti umani sono il fondamento della nostra esistenza e della nostra convivenza. Tra i nostri valori, nei primi posti, dobbiamo collocare davvero la pace, ispirando a questo obiettivo una parte saliente della nostra azione.
Occorre la pace. Dove questa perde il suo equilibrio e la sua efficienza i diritti dell’uomo diventano precari e compromessi; dove non vi è la pace il diritto perde il suo volto umano. Dalle tragedie della Prima e della Seconda Guerra Mondiale è nata la motivazione di fondo alla base della costruzione europea: il valore della pace, ribadito nel solenne giuramento dei sopravvissuti nel lager nazista di Mauthausen il 16 maggio 1945. E la pace è stata il primo obiettivo della Comunità europea, già con la costituzione nel 1951 della Comunità del Carbone e dell’Acciaio, la Ceca.
E della guerra, uno scrittore, Carlo Salsa, chiamato alle armi nel 1914 e inviato al fronte del Carso, nel suo libro Trincee, dà questa secca definizione: “La guerra non ci sarà più quando, amando il proprio paese, non si odierà quello degli altri, quando trenta milioni di combattenti penseranno che la guerra non deve sopravvivere.”

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